martedì 23 ottobre 2012

"Mom to be"





Mom to be


Ultimamente sento spesso parlare di "Mom to be". Leggo molte donne che utilizzano questa espressione sui blog, su Instagram e molti altri spazi che ondeggiano nel web (ops, ma tra queste ci sono anche io!). Forse la parola c'è sempre stata ed io l'ho notata solo adesso per ovvi motivi, come quando cammino per strada e seguo attentamente con lo sguardo ogni passeggino con relativa marca e modello e cerco di capire se è pratico o no (cosa che mesi or sono non mi sarei mai sognata di fare), oppure vedo maternità ovunque.
Ammetto di non conoscere l'aspetto semantico del termine inglese "Mom to Be", anche se, andando per logica, dovrebbe indicare (correggetemi se sbaglio) "essere in dolce attesa" o "diventare mamma". Visto che anche io usufruisco della parola, mi piacerebbe dare una mia accezione. La mia traduzione a "Mom to be", o se vogliamo un sinonimo, per me è "Quasi-mamma" che non significa "sto per diventare mamma ma non lo sono ancora" bensì "sono già una mamma, ma ancora non si vede". Nel corso degli anni, il campo educativo legato alla società in cui viviamo, ha subìto enormi mutamenti, basti pensare alla concezione di una volta dei bambini, considerati come uomini in miniatura o le regole scolastiche e comportamentali e di come queste fossero strutturate in maniera rigida. Anche il concetto di gravidanza è mutato, una volta etichettato come "stato interessante". Di approfondimenti ce ne sarebbero molti.
Ma su questo io sono una valida sostenitrice: se dentro di noi cresce un feto e nascerà un bambino, all'esterno nasce una mamma e crescerà una mamma. Il fatto di sentirsi più chiocce, di accarezzarlo nonostante gli strati di pellame che ci dividono, di stare attente ai colpi, di cadere e cercare di farsi male a un'altra parte del corpo che non sia la pancia e di avere dei progetti futuri per lui, sono tutti istinti materni. Per non parlare della sfera mentale e del legame speciale che lui/lei instaura solo con noi. Io credo in tutto questo e penso esista anche in quelle mamme che forse non accettano il loro test positivo, o vivono una gravidanza indesiderata. La loro sofferenza di non accettare un figlio per vari motivi è questa scintilla materna che scatta non appena scopriamo di essere incinta. Dunque la mia idea è che prima di tutto la gravidanza è uno stato mentale, la mente ci governa in questo e il corpo arriva dopo, proprio come quando effettuiamo il test e quello che percepiamo subito non è la trasformazione corporea ma la nostra reazione davanti alla "bacchetta". E' come un medico che viene da noi e dice quello che abbiamo o non abbiamo e il nostro stato mentale mette il turbo e prende una certa traiettoria.


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